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FAQ

Domande frequenti

Il malato neoplastico ha diritto ad assentarsi dal lavoro per curarsi senza perdere retribuzione? È previsto un analogo diritto per il familiare che lo assiste?

Il malato affetto da tumore viene riconosciuto per legge portatore di “handicap con situazione di gravità”. In questo caso ha il diritto di usufruire di permessi lavorativi retribuiti e analoga facoltà è concessa anche al familiare che assiste il malato. L’art. 33 della L. 104/1992 fissa i limiti dei permessi come segue: ‐ il lavoratore con disabilità può assentarsi dal lavoro per 2 ore giornaliere o 3 giorni mensili a scelta; ‐ il familiare che assiste la persona malata può assentarsi per 3 giorni al mese sempre che il malato non sia ricoverato.
Inoltre, il malato al quale sia stata riconosciuta un’invalidità superiore al 50% ha diritto a 30 giorni all'anno (anche non continuativi) di congedo retribuito per cure mediche connesse con lo stato di invalidità (art. 26 L. 118/1971 e art. 10 D. lgs. 509/1988).
Tali permessi si sommano ai giorni di malattia previsti dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) applicato alla categoria di appartenenza. L’art. 42 del D. lgs. 151/2001 riconosce al lavoratore coniuge, genitore anche adottivo, al figlio (purchè convivente con il genitore) e, in caso di decesso di entrambi i genitori, al fratello o sorella convivente di soggetto con handicap in situazione di gravità il diritto ad un periodo di congedo retribuito, continuativo o frazionato, per un massimo di due anni nell’arco dell’intera vita lavorativa.
Anche in assenza di riconoscimento dello stato di invalidità o di handicap in situazione di gravità, il lavoratore ha diritto ad un permesso retribuito di tre giorni lavorativi all'anno in caso di decesso o di documentata grave infermità del coniuge o di un parente entro il secondo grado o del convivente, purché la stabile convivenza con il lavoratore o la lavoratrice

Qual è il procedimento per ottenere l’invalidità civile in presenza di una diagnosi di tumore?

Per attenere l’invalidità bisogna recarsi presso l’Ufficio Invalidi Civili della ASL territorialmente competente (dal 1° gennaio 2010 le domande dovranno essere presentate esclusivamente all'INPS che provvederà all'invio, per via telematica, all'ASL di competenza che provvederà alla convocazione) e presentare la domanda di riconoscimento dello stato di invalidità e di handicap. Il malato o un suo familiare deve consegnare l’apposito modulo di domanda debitamente compilato cui vanno allegati i certificati anagrafici (o dichiarazioni sostitutive) indicati nel modulo, il certificato del medico di famiglia o dello specialista oncologo, nel quale si attesti la natura invalidante della malattia e la documentazione clinica (cartella clinica e eventuali referti medici in copia).

Il lavoratore ammalato di cancro come viene tutelato nel lavoro svolto?

Alcuni contratti di lavoro del settore del pubblico impiego tutelano specificamente i malati di cancro prevedendo che, per patologie gravi che richiedano terapie salvavita come la chemioterapia, i giorni di ricovero ospedaliero o di trattamento in day hospital e i giorni di assenza per sottoporsi alle cure siano esclusi dal computo dei giorni di assenza per malattia normalmente previsti e siano retribuiti interamente. Ciò non solo prolunga indirettamente il periodo di comporto (spazio di tempo durante il quale il datore non può licenziare il lavoratore malato e la cui durata è stabilita dal contratti di lavoro di settore) evitando in taluni casi il licenziamento, ma garantisce al lavoratore il mantenimento dello stipendio che, altrimenti, dopo un certo periodo di assenza per malattia, sarebbe ridotto o azzerato. In altri CCNL, invece, il periodo di comporto viene aumentato fino al 50 per cento in caso di ricovero ospedaliero o di accertata necessità di cura, in ambedue le circostanze nel caso di malattia oncologica.

Il malato di cancro ha diritto all’esenzione dal pagamento ticket?

Il malato di cancro ha diritto all’esenzione totale dal pagamento del ticket per farmaci, visite specialistiche ed esami diagnostici per la cura del tumore da cui è affetto e delle eventuali complicanze, per la riabilitazione e per la prevenzione degli ulteriori aggravamenti.

Il malato per conoscere le sue condizioni di salute che diritti può esercitare?

Il malato, se vuole, ha diritto di avere piena cognizione del proprio stato di salute. Pertanto, gli operatori sanitari devono comunicargli, in maniera chiara e comprensibile, la diagnosi, anche provvisoria, le opzioni di cura e la prognosi utilizzando termini facilmente comprensibili o comunque adeguati alla sua condizione. In particolare il malato ha diritto di conoscere il nome dello specialista (o degli specialisti) e dei collaboratori che lo prendono in cura; deve ricevere indicazioni sugli orari di reperibilità (anche notturna e feriale in caso di necessità) del medico di base, dello specialista, dello psicologo e del personale di sostegno. Il malato, se non vuole sapere della propria malattia, ha diritto di rifiutare ogni informazione a riguardo indicando il familiare o la persona di fiducia cui intende delegare il rapporto con i medici.

Quali sono i benefici economici di natura previdenziale?

I benefici di cui può avere diritto sono: ‐ assegno ordinario di invalidità; ‐ pensione di inabilità; ‐ assegno mensile per l’assistenza personale e continuativa ai pensionati per inabilità.
Le prestazioni erogate in caso di invalidità, come anche i requisiti e l’iter procedurale per accedervi possono cambiare a seconda della gestione previdenziale cui è iscritto il lavoratore. Le informazioni che seguono si riferiscono alla disciplina previdenziale prevista per i lavoratori iscritti all’INPS la quale potrebbe essere parzialmente diversa rispetto a quella che regola altri enti assicurativi o casse di previdenza professionale. Pertanto, qualora il malato sia iscritto a gestioni previdenziali diverse dall’INPS, sarà opportuno che assuma altre informazioni direttamente dal proprio ente o cassa di previdenza.

Quali sono i requisiti per avere diritto all’assegno ordinario di invalidità?

Il lavoratore dipendente, autonomo o parasubordinato malato di cancro ha diritto all’assegno ordinario di invalidità se: ‐ l’infermità fisica o mentale è tale da ridurre permanentemente la capacità lavorativa, in occupazioni confacenti alle sue attitudini, a meno di un terzo ‐ è iscritto all’INPS da almeno 5 anni; ‐ ha un’anzianità contributiva di almeno 5 anni, anche non continuativi (260 contributi settimanali), di cui almeno 3 anni (156 settimane) versati nel quinquennio precedente la domanda di assegno ordinario di invalidità.

L’assegno viene assegnato in via definitiva o per un periodo determinato?

L’assegno viene concesso per tre anni, dopo i quali su domanda del beneficiario, può essere confermato per altre due volte consecutive sempre per uguali periodi triennali. Dopo il terzo rinnovo diventa definitivo fino al conseguimento della pensione. L’effettiva erogazione dell'assegno può avvenire dopo diversi mesi dalla presentazione della relativa domanda all’INPS, ma il diritto alla prestazione economica matura dal mese successivo alla presentazione di detta domanda. All’atto del primo pagamento l’INPS verserà tutte le mensilità arretrate maggiorate degli interessi legali maturati nel frattempo. Gli assegni successivi, invece, verranno corrisposti mensilmente.

Che cosa sono le cure palliative?

Le cure palliative sono un approccio che migliora la qualità della vita dei malati e delle famiglie che si confrontano con i problemi associati a malattie inguaribili, attraverso la prevenzione e il sollievo dalla sofferenza, per mezzo dell’identificazione precoce, della approfondita valutazione e del trattamento del dolore e di altri problemi, fisici, psicosociali e spirituali (OMS). Lo scopo delle cure palliative è il raggiungimento della miglior qualità di vita possibile per i pazienti e per le loro famiglie.
Le Cure Palliative:

  • affermano la vita e considerano la morte come un evento naturale;
  • non accelerano né ritardano la morte per cui sono contrarie a qualsiasi forma di accanimento terapeutico ed a qualsiasi forma di eutanasia;
  • provvedono al sollievo dal dolore e dagli altri sintomi;
  • integrano gli aspetti psicologici, sociali e spirituali dell’assistenza;
  • offrono un sistema di supporto per aiutare la famiglia durante la malattia e durante il lutto.

Chi ha bisogno delle cure palliative?

l 78% delle persone in cure palliative sono affetti da tumore mentre, il 9% presenta malattie polmonari, il 7% patologie neurologiche, mentre il restante 6% soffre di altre patologie (cardiologiche, nefrologiche, ecc. La scelta di non ridurre le cure palliative, come spesso ancora succede, a ridurre l’assistenza agli ultimi giorni richiede una collaborazione tra medico di famiglia, medico oncologo e medico esperto in cure palliative.

Le cure palliative sono riservate solo ai pazienti in fin di vita?

Le cure palliative non sono solo per le fasi terminali, ma è opportuno garantirne l’accesso a tutti i cittadini che ne abbiano bisogno, e non solo a pochi giorni dalla morte, bensì già tempo prima, perché il decorso della malattia sia il più indolore possibile.
Di fatto, la presa a carico precoce della persona e della sua famiglia apre spazi ad una migliore qualità di vita, anche in una fase non terminale di una malattia.

Quando si ricorre alle cure palliative?

Nel caso in cui le terapie (chirurgica, chemioterapica, radioterapica) finalizzate a controllare l’evoluzione della malattia non siano più efficaci e il paziente viene dimesso senza nessuna possibilità di guarigione.
A partire da quel momento le cure palliative si pongono l’obiettivo primario di salvaguardare e migliorare il più possibile la qualità della vita del malato, controllando i disturbi fisici, in particolare il dolore, che accompagnano l’evolversi della malattia.


 
                     

                     

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